AGI - La mattina di quattro anni fa, il 14 Dicembre 2021, spariva Liliana Resinovich, la pensionata di 63 anni il cui corpo sarebbe stato poi trovato il 5 gennaio successivo in un boschetto dell'ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni, avvolto in due grossi sacchi neri, la testa chiusa in altri due sacchetti con un cordino che li fissava al collo.
Quattro anni, indagini serrate, numerosi esami e perizie, la riesumazione del corpo e un ribaltamento delle ipotesi della morte da suicidio a omicidio con tanto di cambio della pm titolare e nel frattempo della figura di procuratore capo.
Del caso che dopo 4 anni se ne occupano oggi i quotidiani Nem (Nord Est Multimedia) con una pagina intera dedicata alla morte della donna. L'ipotesi del suicidio, sostenuta dalla pm Maddalena Chergia, fu smontata dal Gip Luigi Dainotti al quale era stata proposta l'archiviazione, che indicò in oltre venti punti la direzione che dovevano prendere le indagini, a cominciare dal capo di imputazione: omicidio.
Oggi l'inchiesta è affidata alla pm Ilaria Iozzi e le indagini svolte dalla polizia, in stretto riserbo; una sola persona risulta indagata, Sebastiano Visintin, marito di Liliana, per il reato di omicidio e le indagini sono ancora in corso. Visintin si è sempre professato innocente. Al campo 11 del cimitero di Sant'Anna restano la foto e l'incisione del nome di Liliana. I suoi resti, invece, sono conservati all'obitorio dell'Università di Milano, in attesa, dopo quattro anni, di una verità.

